giovedì 10 gennaio 2013

BORDERLINE. Artisti tra nomalità e follia. Da Bosch all’Art brut, da Ligabue a Basquiat


Oggi il termine Borderline individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. In questo senso la mostra intende esplorare gli incerti confini dell’esperienza artistica al di là di categorie stabilite nel corso del XX secolo, individuando così un’area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche quegli autori ritenuti “folli”, “alienati” o, detto in un linguaggio nato negli anni ’70, “outsiders”.
La mostra curata da Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo e da Giorgio Bedoni, psichiatra, psicoterapeuta, docente presso l’Accademia di Brera, con il supporto della Fondazione Mazzotta di Milano sarà inaugurata il prossimo 16 febbraio per proseguire fino al 15 giugno 2013.

Dopo una ampia introduzione introspettiva, con opere di Bosch, Géricault e Goya, l’esposizione sarà organizzata per sezioni tematiche. Le creazioni di Art Brut saranno comunque una presenza costante nel percorso della mostra.
Nel Disagio della realtà verranno presentate importanti opere di protagonisti riconosciuti quali Dubuffet, Basquiat, Tancredi, Chaissac, Wols, affiancate ai lavori di artisti dell’Art Brut, outsider della scena artistica, per stabilire confronti sull’ambiguo confine tra la creatività degli alienati e il disagio espresso dall'arte ufficiale dell’ultimo secolo.
Nella sezione del Disagio del corpo esporrà una serie di lavori dove è protagonista il corpo, che diviene l’estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni, descritte in toni ludici o violenti, con Moreni, Zinelli, alcuni protagonisti del Wiener Aktionismus e del gruppo Cobra come Jorn e Corneille.
All’interno dei Ritratti dell'anima ampio spazio verrà dedicato ad una sequenza di ritratti, e soprattutto autoritratti, una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura, con opere di Ghizzardi, Kubin, Ligabue, Moreni, Rainer, Sandri, Jorn, Appel, Aleshinsky, Viani.
La mostra proseguirà con una sezione dedicata alla scultura, la Terza dimensione del mondo, con spettacolari sculture art brut, con inediti di Gervasi e grandi manufatti di arte primitiva.
Infine, nel Sogno rileva La natura delle cose (titolo che richiama una mostra della Fondazione Mazzotta del 1989), verrà definito l’onirico come fantasma del Borderline con una selezione di dipinti di surrealisti come Dalì, Ernst, Masson, Brauner, oltre a lavori di Klee, grande estimatore dell’arte infantile e degli alienati.

Data Inizio:17 febbraio 2013
Data Fine: 16 giugno 2013
Costo del biglietto: 9,00 euro
Luogo: Ravenna, Museo d’Arte della città di Ravenna
Telefono: 0544 482477/482356

Ravenna, Museo d’Arte della città di Ravenna
Città: Ravenna
Indirizzo: via di Roma 13
Provincia: (RA)
Regione: Emilia-Romagna
Telefono: 0544 482477/482356 

1897-2012 Il mosaico riscoperto


Scoperto nel 1897 da Arsenio Crespellani (allora Ispettore delle Antichità e direttore del Museo Civico Archeologico di Modena), misurato, documentato, disegnato e poi sepolto di nuovo a pochi mesi dal ritrovamento, riscoperto due anni fa durante i lavori per realizzare una rotatoria e restaurato grazie al sostegno della Provincia di Modena, sarà finalmente sotto gli occhi di tutti a partire dal 16 dicembre 2012.
A volte ritornano. Il mosaico di Savignano sul Panaro è il protagonista della mostra "IL MOSAICO RI-TROVATO" allestita a Modena fino al 12 maggio 2013


A 115 anni esatti di distanza dal suo primo ritrovamento, il mosaico tardoromano di Savignano -riscoperto e restaurato- torna a vedere la luce nel Lapidario Romano dei Musei Civici a partire dal 16 dicembre.
Con la mostra “Il mosaico riscoperto”, promossa dal Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena in collaborazione con la Provincia di Modena e la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, viene restituita alla città un’importante testimonianza dell’illustre passato del nostro territorio.

I resti di una grande struttura di tarda età romana erano venuti in luce per la prima volta a Savignano sul Panaro, nei pressi dell’antica via Claudia, nel 1897. Erano emersi mosaici pavimentali eccezionali che avevano destato l’attenzione dell’allora direttore del Museo Civico di Modena, Arsenio Crespellani, tanto da spingerlo a intraprendere un vero e proprio scavo archeologico durante il quale i tappeti musivi vennero documentati con splendidi acquerelli policromi.
L’importanza del ritrovamento risultò subito palese: si trattava evidentemente di un edificio di pregio che testimoniava la presenza nel territorio di Savignano di una residenza legata all’élite della società tardoantica.
Al termine delle indagini ottocentesche i mosaici vennero ricoperti nel luogo stesso del ritrovamento e per più di un secolo non se ne parlò più anche se certamente non se ne perse la memoria, oltretutto testimoniata dai pregevoli disegni che ne documentavano l’esistenza.
L'occasione per il recupero si è presentata tra il 2010 e il 2011, durante i lavori per la realizzazione di una rotatoria. Sapendo che in quel luogo era stato rinvenuto il mosaico, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna ha disposto il controllo archeologico che ha individuato di nuovo i resti del complesso architettonico; si sono così potute completare le indagini archeologiche, consentendo al contempo il distacco del mosaico di uno degli ambienti.
Il tappeto musivo misurava originariamente circa 7 x 4,50 metri; è decorato con elementi a treccia, geometrici e vegetali stilizzati alternati al nodo di Salomone, con un tondo centrale incorniciato da una corona di lauro che delimita una decorazione figurata forse di natura simbolica. L’accostamento di tessere policrome in pietra e cotto a tessere vitree di colore verde smeraldo e rosso rubino denota l’importanza dell’ambiente e la ricchezza del committente.

Il distacco del mosaico, effettuato dalla Società di scavo Tecne, e l’attento restauro eseguito da Ugo Capriani e Susanna Marabini di Wunderkammer, lavori finanziati dalla Provincia di Modena, hanno permesso di valorizzare un reperto davvero unico.
In occasione della mostra sarà pubblicata l’edizione scientifica dello scavo a cura di Luca Mercuri con contributi di Donato Labate, Silvia Pellegrini, Ilaria Pulini, Carla Corti, Maria Grazia Maioli, Stefano Lugli, Giorgia Della Casa e Ugo Capriani.
La mostra “Il mosaico riscoperto” aprirà i battenti domenica 16 dicembre, a partire dalle ore 11, nel Lapidario Romano del Palazzo dei Musei dove rimarrà allestita fino al 12 maggio 2013.
Il giorno dell’inaugurazione fornirà il pretesto per il consueto brindisi natalizio, accompagnato dall’ormai tradizionale omaggio del calendario 2013, dedicato quest’anno al riscoperto mosaico.


Data Inizio:16 dicembre 2012
Data Fine: 12 maggio 2013
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Luogo: Modena, Lapidario Romano dei Musei Civici, Palazzo dei Musei
Orario: lunedì-venerdì 8-19, sabato e domenica 9.30-19; 25 dicembre e 1 gennaio solo 15-19
Telefono: 0592033125
E-mail:
Sito web: http://www.archeobologna.beniculturali.it/mostre/modena_mosaico_savignano.htm

Modena, Lapidario Romano dei Musei Civici, Palazzo dei Musei
Città: Modena
Indirizzo: Largo Porta Sant'Agostino
Provincia: (MO)
Regione: Emilia-Romagna
Telefono: 0592033125
Sito web: http://www.archeobologna.beniculturali.it/mostre/modena_mosaico_savignano.htm 

Punti di Vista. Identità Conflitti Mutamenti


Due importanti appuntamenti del progetto Art in progress. Cantieri del contemporaneo, l’evento d’arte contemporanea promosso dalla Provincia di Cosenza, dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria e dal Comune di Marano Principato (CS), in collaborazione con il Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza e il Parco Nazionale della Sila, che per due anni caratterizzerà la proposta culturale del territorio provinciale, relativamente ad eventi legati alle arti visive e ai linguaggi contemporanei.
Alle ore 15.30 si terrà un incontro con Miltos Manetas, artista e teorico dei nuovi media, che rifletterà insieme al pubblico e agli studenti dell’Università degli Studi della Calabria sulla categoria geografica che lui stesso ha recentemente teorizzato: quella di Medio Sud. L’incontro di Manetas è l’ultimo di tre approfondimenti realizzati all’interno del progetto Resident Museum, Prima visione - ricerca per un'immagine del territorio. Alle 17.30 inaugurazione della mostra Punti di Vista. Identità Conflitti Mutamenti - Un dialogo tra storia dell’arte e arte italiana delle ultime generazioni a cura di Fabio De Chirico e Ludovico Pratesi
Punti di Vista si pone l’obiettivo di mettere a confronto nelle sale di Palazzo Arnone, sede della Galleria Nazionale di Cosenza, i grandi maestri del passato con le opere di dodici artisti italiani delle ultime generazioni, attraverso una trama di dialoghi e corrispondenze di carattere simbolico che lega la pittura dal Rinascimento al Novecento con altri linguaggi espressivi come la scultura, l’installazione, la fotografia o il video, più consoni ad esprimere le esperienze complesse della contemporaneità.
La motivazione della mostra risiede in una riflessione sull’evoluzione dei linguaggi dell’arte, attraverso uno stimolante corto circuito tra antico e contemporaneo, per attivare modalità interpretative che possano creare rapporti e relazioni tra soggetti, tematiche e griglie semantiche originali e stimolanti per le giovani generazioni.
Un dialogo che contribuisce ad evidenziare nuovi punti di vista sulla storia dell’arte del passato, attraverso itinerari simbolici e slittamenti di senso che propongono possibili approfondimenti sul rapporto tra tradizione e modernità, tecnica e pensiero, all’interno di una cornice solenne come Palazzo Arnone che, grazie alla recente ristrutturazione degli spazi espositivi e alla costante offerta culturale sul territorio, si pone come ideale luogo di incontro tra le arti di ieri e di oggi.
Artisti in mostra: Francesco Arena, Vanessa Beecroft, Francesco Barocco, Massimo Bartolini, Marta Mancini, Sergio Breviario, Chiara Camoni, Francesco Carone, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Elisa Sighicelli, Francesco Vezzoli.
Il progetto “Art in progress. I Cantieri del Contemporaneo”, per la prima annualità, ruota attorno a due grandi eventi, la mostra Punti di Vista, il festival Urban Superstar e lo storico Premio Pandosia, con un’edizione dal titolo I like differences. Diversità identitarie condivise, rivisto e rivisitato alla luce del progetto con l’obiettivo di generare e catalizzare l’attenzione di un pubblico internazionale, nonché di un turismo culturale consapevole, sul territorio calabrese, specificamente della provincia di Cosenza.
Le attività di Art in Progress. Cantieri del Contemporaneo proseguiranno nei mesi di gennaio e febbraio con il Cantiere Learning by Heart, a cura di Claudia Zicari, con il progetto Minia – Installazioni sonoro visuali del Mente, a cura del Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza, con Polimaterico, percorso di incontro tra arte e disabilità e con il Festival Urban Superstar.
 
 
Data Inizio:14 dicembre 2012
Data Fine: 14 febbraio 2013
Luogo: Cosenza, Galleria Nazionale di Cosenza
Orario: martedì/domenica 10.00-18.00
Telefono: 0984795639
Fax: 098471246
E-mail: sbsae-cal@beniculturali.it
Sito web: http://www.articalabria.it

I Signori di Ocre: dai Vestini ai Normanni


Il Monastero-Fortezza di Santo Spirito del Comune di Ocre in provincia dell'Aquila ospita la mostra archeologica "I Signori di Ocre:dai Vestini ai Normanni", organizzata dall'Amministrazione Comunale in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici dell'Abruzzo e il Dipartimento di Storia e Metodologie Comparate dell'Università degli Studi dell'Aquila. E' la prima mostra che espone le ricerche archeologiche più recenti (anni 2000-2010) provenienti dall’area anticamente occupata dalle popolazioni Vestine nel versante aquilano del Gran Sasso e anche la prima che si inaugura nel territorio del cratere dopo il terremoto del 2009. Il Comitato scientifico della mostra è composto da Fabio Redi e Alfonso Forgione, docenti dell'Università degli Studi dell'Aquila; Vincenzo d'Ercole e Alberta Martellone, archeologi del Ministero per i beni e le attività culturali.La mostra si articola in due sezioni: nella prima, curata dal Dipartimento di Storia e Metodologie Comparate, sono raccolte e ordinate le testimonianze della vita nel castello e negli annessi; quei reperti,cioè, che tematicamente consentono la ricostruzione dell'immagine storica del castello di Ocre e dei suoi abitanti,  dal popolamento del rilievo collinare a partire dall'arrivo dei Normanni conquistatori, al suo abbandono nel corso del XVI secolo, attraverso le distruzioni effettuate dagli Aquilani nel 1293 e da Braccio da Montone nel 1423, come ci narra Buccio di Ranallo nella sua Cronaca.Nella seconda sezione, curata dalla Soprintedenza per i beni archeologici dell'Abruzzo, sono esposti 5 corredi funerari provenienti dalla vicina necropoli di Fossa, partendo dalla tomba femminile 135 riferibile alla prima età del ferro, nel cui corredo è presente una caratteristica tazza in bronzo da “sommelier” utilizzata dalle donne Vestine per insaporire ed assaggiare il vino. Il modo di combattere in linea di fanti armati di lance e pugnali corti è ben espresso dalla tomba maschile 64 riferibile al VII sec.a.C.: nella stessa tomba sono conservate punte in ferro tipiche dei “bastoni da sci” e ganci ad omega che servivano ad allacciare alti scarponi adatti alla guerra in montagna. Il cambiamento avvenuto nel corso dell’età arcaica (VI sec.a.C.) delle tattiche belliche, ben si evince dal corredo maschile della tomba 273 in cui è presente una lunga spada in ferro,del tipo “Capestrano”, funzionale a colpi di taglio fra guerrieri a piedi o a cavallo disposti in ordine sparso. Il costume funerario esclusivo del popolo dei Vestini Cismontani,coloro cioè che abitavano fra L’Aquila e Capestrano nel I millennio a.C., era di seppellire tra 2 coppi sovrapposti che fungevano da sarcofago i bambini defunti entro 100 giorni di vita. L’uso di coppi nelle sepolture dei neonatali, ci testimonia il loro utilizzo come elementi dei tetti delle case, ormai realizzate in muratura. La sepoltura più recente della necropoli di Fossa esposta in mostra è quella della tomba a camera 430 in cui venne deposto un individuo di sesso maschile defunto agli inizi del I secolo d.C. all’età di 62-66 anni.
In una fossa di riduzione scavata ai piedi dell’inumato erano sepolti,ammucchiati, i resti di altri 3 individui( 2 donne e 1 uomo) due dei quali deposti sopra altrettanti letti funerari rivestiti in osso. In uno dei due letti,quello più antico, sono ritratte sul “fulcrum”(cuscino) delle lici e dei volti femminili, mentre il cilindro delle gambe raffigura scene di danza fra un giovane eros nudo e figure femminili. L’altro letto,quello più recente, rappresenta nel “fulcrum” il mito di Ercole e leone Nemeo, mentre nelle gambe vi è il volto di una divinità,forse Apollo, con un copricapo particolare. In un’altra vetrina sono esposti i reperti provenienti da S.Panfilo d’Ocre e rinvenuti dopo il terremoto del 2009 durante la realizzazione dei moduli abitativi provvisori(MAP) e di una scuola. I materiali testimoniano di una necropoli finora sconosciuta in uso fra il VI e il II sec.a.C.: di grande interesse la lama piegata di una spada in ferro a “codolo” di tipo celtico. Purtroppo le circostanze del rinvenimento e l’assenza di ogni verifica archeologica nel corso dei lavori effettuati dalla Protezione Civile rendono impossibile ulteriori elementi di comprensione storica del sito. L’ultima vetrina del percorso è dedicata a un luogo di culto investigato nel novembre 2008 in località Piè di Colle a Poggio Picenze. Qui sono stati recuperati numerosi reperti archeologici fra cui un volto in pietra di “Attis” , lucerne e ceramica in terra sigillata in uso tra la tarda età repubblicana e la prima età imperiale (I sec.a.C- I sec d.C.).
La mostra contribuisce a qualificare e valorizzare uno dei monumenti più belli e significativi della provincia dell’Aquila: il Monastero-Fortezza di Santo Spirito d’Ocre, che può rappresentare un polo di attrazione per il turismo culturale dell’Abruzzo.

La visita è possibile su prenotazione (info Comune di Ocre: 0862751413;Monastero di Santo Spirito:08621965538) e la mostra resterà aperta fino al 31 gennaio 2013.

Data Inizio:17 dicembre 2011
Data Fine: 31 gennaio 2013
Costo del biglietto: nessuno; Per informazioni 0862751413-1965538
Prenotazione: Obbligatoria; Telefono prenotazioni: 0862751413-08621965538
Luogo: Ocre, Monastero-Fortezza di Santo Spirito
Orario:
Telefono: 0862751413-1965538
Fax: 0862751722
E-mail: segreteria@comunediocre.it
Sito web: http://www.comunediocre.it

Storie della prima Parma. Etruschi, Galli, Romani: le origini della città alla luce delle nuove scoperte archeologiche


Le fonti antiche raccontano che Parma, fondata come colonia romana nel 183 a.C., sorgeva su un territorio appartenuto prima agli Etruschi e poi ai Galli.  Sorta su un sito che alla disponibilità d’acqua e terreno abitabile aggiungeva la posizione favorevolissima (lungo antichissime vie commerciali che attraversavano la regione emiliana), Parma è pertanto una città nata più volte.
Per questo la mostra "Storia della prima Parma" parla nel titolo proprio di ‘storie’, alludendo a momenti di sviluppo della città che nel tempo hanno avuto caratterizzazioni diverse, determinando vere e proprie soluzioni di continuità e nuovi ‘inizi’ della sua vicenda storica.


Illustrando le scoperte archeologiche effettuate nel suo territorio nell'ultimo decennio, i  curatori della mostra, Daniela Locatelli (Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna), Luigi Malnati (Direttore Generale per le Antichità) e Daniele F. Maras (Sapienza Università di Roma), riescono a disegnare - e ridisegnare - il quadro storico finora noto per le fasi più antiche della città.
Queste indagini, finora inedite, riportano alla ribalta il ruolo di Parma  in epoca preromana nell’ambito della regione emiliana occidentale, da sempre ‘terra di confine’ posta tra l’Etruria propria e e le culture dell’Italia settentrionale (Veneti, Liguri, cultura di Golasecca), nonché punto di passaggio obbligato per le comunicazioni con i Celti d’Oltralpe.
Si tratta di una serie di insediamenti di tipo stabile e di sepolture che si collocano intorno al centro urbano attuale e che testimoniano la continuità di occupazione a partire almeno dal VII secolo a.C. avanzato. Caratterizzati dalla presenza di materiali che denotano profondi legami con il mondo etrusco, questi ritrovamenti mostrano al tempo stesso connotazioni riconducibili a una ‘cultura mista’ determinata proprio dalla posizione della città e dal suo contatto con le diverse culture circostanti, e consentono pertanto di chiarirne meglio il ruolo storico anche nel più vasto ambito regionale.
Una stessa fortunata stagione di scavi e scoperte ha messo in luce i documenti archeologici della prima occupazione di Parma in epoca romana, dopo la ‘parentesi’ gallica durata per oltre due secoli e di cui soltanto ora sono state scoperte le prime testimonianze materiali.
È così risultato che, dopo la parentesi del V e del IV secolo a.C., le cui scarse testimonianze sembrano attestare la riduzione o la scomparsa dei centri abitati precedenti in corrispondenza con la prima presenza celtica nella pianura Padana, nel corso del III secolo il popolamento di Parma ha conosciuto un rinnovamento, in forme strutturate, con una concentrazione di tracce di abitato nel sito della città attuale, che preludono all’installazione della colonia nel 183 a.C.
È perciò nel contesto di un centro già formato, il quale in età gallica rivitalizzava il popolamento etrusco di età arcaica, che si installarono i coloni Romani. Di questa colonia gli scavi degli ultimi decenni hanno rivelato le testimonianze più antiche, sia dal punto di vista della vita civile che delle forme di culto, dove meglio si esprime il confronto tra la cultura latina ed italica con il mondo celtico e ligure.
Grazie a un esemplare incontro tra i dati archeologici e le fonti letterarie (che in futuro avrà eco anche nei libri di scuola), viene così pienamente confermato il resoconto dello storico latino Tito Livio, che ricorda come “a Modena e a Parma furono fondate colonie di cittadini Romani, nel territorio che poco prima era stato dei (Galli) Boi, e prima ancora degli Etruschi”.

L’iniziativa coinvolge istituzioni pubbliche e private, sia locali che a livello nazionale, unite nel comune intento di promuovere e diffondere la conoscenza dell’archeologia in ambito locale ed internazionale.
Per valorizzare nel senso più completo del termine tali ritrovamenti, si è scelto da un lato un consistente aggiornamento dei dati noti accompagnato da approfondimenti storico-critici attraverso una pubblicazione scientifica destinata agli specialisti, dall’altro una ‘restituzione’ degli stessi dati alla cittadinanza mediante un’esposizione temporanea rivolta al grande pubblico. Ciò nella convinzione che portare fuori dal ristretto ambito accademico conoscenze – che entrino a far parte del patrimonio di tutti e contribuiscano all’acquisizione di una maggiore identità culturale – possa dare un maggiore senso all’attività di tutela condotta quotidianamente dalla Soprintendenza, agli oneri economici sostenuti dai tanti imprenditori che si trovano confrontarsi con il problema dei rinvenimenti archeologici, ai piccoli disagi inflitti alla cittadinanza con l’esecuzione degli scavi.


La mostraè promossa da Ministero per i Beni e le Attività Culturali,  Direzione Generale per le Antichità e Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, in collaborazione con Fondazione Cariparma e con il contributo del Comune di Parma
All'esposizione sono collegate le seguenti pubblicazioni:
Storie della prima Parma. Etruschi, Galli, Romani: le origini della città alla luce delle nuove scoperte archeologiche, Catalogo della mostra.
Storie della prima Parma, Guida breve alla mostra.
Parma etrusca, volume di studi miscellanei

I volumi sono pubblicati per i tipi della casa editrice «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER, che è anche concessionario unico per la realizzazione dell’esposizione. Il catalogo è stato realizzato con il contributo della Associazione Nazionale Costruttori Edili di Parma.


Data Inizio:12 gennaio 2013
Data Fine: 02 giugno 2013
Costo del biglietto: € 4,00; Per informazioni 0521233718
Luogo: Parma, Museo Archeologico Nazionale
Orario: martedì - venerdì: ore 9,00-17,00 / sabato, domeniche e festivi: ore 12,30-19,30 (la biglietteria
Telefono: 0521233718
E-mail: sba-ero.museoarchparma@beniculturali.it
Sito web: http://www.archeobologna.beniculturali.it

Paul Klee e l'Italia


A cura di Tulliola Sparagni e Mariastella Margozzi
Roma - Galleria Nazionale d’Arte Moderna
9 ottobre 2012 - 27 gennaio 2013

La Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea annuncia una grande
mostra sul rapporto di Paul Klee (1879 – 1940) con l’Italia. Attraverso un
articolato percorso che conta circa cento opere, sia di Klee sia di altri artisti
stranieri ed italiani (Kandinsky, Moholy Nagy, Max Bill, Albers, Licini, Soldati,
Perilli, Novelli ecc.), la mostra Paul Klee e l’Italia analizza l’influenza della
cultura e dei paesaggi del nostro paese sul lavoro dell’artista rapportandosi
alle varie fasi della sua biografia artistica dagli inizi al periodo Bauhaus e
agli ultimi anni solitari a Berna.
Klee, nato in Svizzera ma cittadino tedesco, amava i paesi che si affacciavano
sul bacino del Mediterraneo, spesso mèta dei suoi viaggi di studio e delle sue
vacanze. La critica ha già da tempo individuato nel viaggio a Tunisi del 1914 e
in quello in Egitto nell’inverno 1928-1929 due soggiorni significativi del percorso
creativo dell’artista, momenti ispiratori di svolte artistiche e di riflessioni teoriche.
Questa mostra intende approfondire, invece, lo studio dei molti viaggi compiuti
dall’artista in Italia, sottolineando la grande influenza che essi hanno avuto sulla
sua opera.
Paul Klee viene in Italia sei volte, a cominciare dal lungo viaggio di studio tra
l’ottobre 1901 e il maggio 1902, nello spirito del classico Grand Tour di formazione,
con Goethe e Burckhard come guide spirituali e numi tutelari. Roma, Napoli e
Firenze sono le tre tappe principali di questo primo viaggio di apprendistato
artistico, povero di risultati creativi, ma ricco di pensieri che saranno sviluppati
negli anni successivi.
Klee ritorna nel nostro paese dapprima visitando la Sicilia, nel 1924 (Mazzarò)
e nel 1931, poi l’isola d’Elba (Costruzioni portuali) nel 1926, Viareggio nel 1930
e, infine, nel 1932 Venezia. Durante questi viaggi visita anche Milano, Genova,
Padova, Firenze, Ravenna, Pisa, l’amata Napoli e tutte le principali città siciliane.
Ognuna di queste tappe gli ispira nuovi spunti di studio e in alcuni casi anche
svolte stilistiche, come la fase pointilliste suggeritagli dalla visione dei mosaici
bizantini di Ravenna (Croci e colonne, 1931).
Non meno significativo per il suo percorso creativo è l’incontro con il Futurismo
che Klee apprezzava pur non conoscendone gli artisti. Elementi dell’estetica
futurista, come la centralità del tema architettonico e il dinamismo delle forme,
vengono analizzati e rielaborati da Klee in funzione del proprio linguaggio astratto
(Astratto-guerresco, 1914 e Composizione urbana con finestre gialle, 1919).
Nei quattro decenni di attività artistica Klee ha così sviluppato quattro approcci
differenti all’Italia. C’è la fase di studio dell’arte classica nei primi anni del
Novecento, c’è il confronto con il Futurismo negli anni Dieci, ci sono le vacanze
durante gli anni Venti, quando il ruolo di insegnante al Bauhaus gli consente
dei regolari viaggi all’estero, c’è infine la ricreazione nostalgica di quel Sud
mediterraneo, che la sclerodermia insorta nel 1935 gli impedirà di raggiungere
ancora una volta.
La fortuna critica dell’artista in Italia, che prende il via soprattutto dalla sua
partecipazione alle Biennali di Venezia, e le tante suggestioni e derivazioni della
A cura di Tulliola Sparagni e Mariastella Margozzi
Roma - Galleria Nazionale d’Arte Moderna
9 ottobre 2012 - 27 gennaio 2013
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sua opera riscontrabili in molti artisti italiani, fanno di Klee uno degli artisti più
interessanti nello scambio poetico-culturale-formale europeo del Novecento.
Il percorso espositivo si articola in 5 sezioni:
1 - Il viaggio in Italia 1901-1902 - Invenzioni
2 - Tra espressionismo e futurismo
3 - Le vacanze d’artista 1924 -1932
4 - Gli anni della nostalgia. L’opera tarda 1934-1940
5 - L’Italia e Klee
Quattro sono i punti che riassumono l’Italia nella visione di Klee: natura,
architettura, classicità e musica, ossia le fonti della sua arte, le basi tanto dei
processi creativi quanto degli sviluppi propriamente tematici della sua opera.
Tuttavia, per Klee l’Italia rappresentava soprattutto la visione della classicità, e
questo spiega i suoi due viaggi in Sicilia. Non potendo recarsi in Grecia, studiò
attentamente la Magna Grecia alla luce del suo amore per la letteratura classica e
per il mito, che si manifesterà prepotentemente nell’ultima fase creativa, dominata
da un senso tragico dell’esistenza. Anche la sua passione per la musica trova
delle dirette connessioni con l’Italia. Affascinato dal melodramma, già durante il
primo viaggio del 1901-1902, il giovane aspirante artista annota regolarmente
nel suo diario tutte le rappresentazioni teatrali e operistiche e i concerti cui ha
modo di assistere, commentandone esecuzione e regia scenica.
Due prestiti eccezionali dalla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di
Roma attestano il fascino dell’arte antica su Klee. Nei suoi scritti l’artista ricorda
l’emozione provata nel visitare Villa Adriana e la magia esercitata su di lui dalle
sculture raffiguranti le muse. In mostra sono pertanto esposti la Testa di satiro (da
Tivoli, marmo bianco, II secolo d. C., Museo Nazionale Romano delle Terme di
Diocleziano) e la Statua di Calliope (marmo pentelico, Collezione Boncompagni
Ludovisi, Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps).
Non meno interessante del percorso che presenta la visione dell’Italia
nell’opera di Klee è il percorso inverso, quello della ricezione di Klee in Italia.
Conosciuto soprattutto attraverso le Biennali veneziane, che hanno esposto
capolavori della sua produzione (tra i quali Superscacco o Festa notturna), Klee è
sicuramente tra gli artisti più amati del mondo tedesco e numerose, significative
testimonianze di questo interesse hanno contraddistinto la cultura italiana del
Novecento. Artisti come Melotti, Licini, Novelli – tutti presenti nella collezione
permanente della Gnam -, e critici come Argan, Ponente, Dorfles hanno contribuito
in modo determinante a far conoscere Klee in Italia, supportando la vivace
attività di gallerie a Milano, Torino, Bologna, che hanno permesso la circolazione
costante delle sue opere e la creazione di importanti nuclei collezionistici dei suoi
lavori.
Il catalogo pubblicato da Electa, oltre ai saggi delle curatrici della mostra (Tulliola
Sparagni e Mariastella Margozzi), raccoglie un’antologia delle cartoline e lettere
che Paul Klee ha scritto alla moglie Lily durante i suoi viaggi e una selezione di
testi di critici italiani, a conferma delle fortuna critica dell’artista.
L’evento vede una straordinaria collaborazione di Electa e Civita, che da anni
lavorano nella qualità di concessionarie dei servizi della Galleria nell’organizzazione
delle mostre, con Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE.
Le quattro aziende, tra le più importanti realtà in Italia nell’editoria d’arte e
nell’organizzazione di grandi mostre, hanno deciso di sostenere l’esposizione
dedicata all’artista svizzero Paul Klee: l’alta qualità del progetto espositivo e la
prestigiosa sede della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di
Roma sono stati elementi fondamentali nella scelta di lavorare fianco a fianco
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nella realizzazione di un progetto così importante.
Il laboratorio didattico, Vacanze da artisti
La mostra si apre in maniera del tutto innovativa anche ai più piccoli. Un nuovo
modo di partecipare e vivere un evento d’arte: sulle orme del viaggio di Klee in
Italia, i bambini scopriranno i colori, le suggestioni e le emozioni di un”Sud” che
ha penetrato fortemente l’animo dell’artista.
Nel nuovo spazio loro dedicato e che la GNAM apre proprio in questa occasione,
i bambini potranno ricostruire un frammento di geografia del nostro paese
producendo un manufatto che ne costituisce un ricordo da portare a casa.
Il laboratorio didattico Vacanze da artisti, nasce dalla collaborazione tra i servizi educativi della Galleria e Coopculture, che gestisce l’offerta didattica.


Mostra Paul Klee e l’ Italia
Sede Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea
Viale delle Belle Arti 131, Roma
Ingresso per disabili: Via Gramsci 73
Orari di apertura martedì - domenica dalle 10.30 alle 19,30
(la biglietteria chiude alle 18,45)
Chiusura il lunedì
Biglietti ingresso intero: euro 12,00
museo e mostra
ridotto: euro 9,50 (cittadini dell’unione Europea di età compresa tra i
18 e i 25 anni; docenti delle scuole statali dell’Unione Europea)
ridotto speciale solo mostre: euro 7,00 (minori di 18 e maggiori di 65 anni)
gratuito museo: minori di 18 e maggiori di 65 anni
Informazioni tel. +39 06 32298221
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informazioni

L’Età dell’Equilibrio. Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio


I Giorni di Roma
L’Età dell’Equilibrio. Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio
Musei Capitolini
Piazza del Campidoglio 1
Roma

La mostra “L’Età dell’Equilibrio. Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio”, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è il terzo importante appuntamento de I Giorni di Roma, progetto quinquennale di mostre dedicate alla lunga storia di Roma, dall’epoca repubblicana fino all’epoca tardo-antica.
L’esposizione intende approfondire la conoscenza di un periodo storico di grande splendore artistico e di grande equilibrio politico, 98-180 d.C.: dal principato di Traiano a quello di Marco Aurelio. Gli ottanta anni dei tempi aurei, o meglio definiti i Felicia tempora: il periodo del massimo splendore dell’impero romano raccontato attraverso le vite dei quattro imperatori scelti “per adozione”, dunque in virtù delle loro qualità personali e non per diritto di nascita, che hanno determinato il successo di un incomparabile equilibrio tra il potere dell’esercito, il potere del senato e quello dell’impero.


L’Età dell’Equilibrio, che va da Traiano a Marco Aurelio, più che una splendida gemma tra età di crisi, è un periodo in cui si portano a maturazione i frutti positivi della politica di dominazione romana: in particolare, la pace mediterranea, l’unificazione dello spazio monetario, la diffusione del sistema legislativo e giudiziario romano e delle forme contrattuali proprie del diritto romano e la diffusione del modello di vita urbano anche nella periferia dell’impero. Al contempo, è questa certamente l’età in cui cessano del tutto gli effetti drammatici e negativi della conquista romana, come l’economia di rapina, le vessazioni tributarie che i provinciali avevano subito da parte dei publicani, le violenze della conquista e del controllo armato del territorio. Un generale miglioramento dei fattori di produzione e commercializzazione e in ultima analisi una crescita economica su scala globale.
Attraverso la visione di imponenti statue in marmo, raffinate opere in bronzo, interi cicli scultorei, fregi ed elementi di arredo domestico in bronzo e argento, del più alto valore stilistico, verrà narrata un’epoca del consenso. Consenso all’interno della classe di governo, tra Senatori, Cavalieri e Imperatori, e consenso tra amministratori imperiali ed élites periferiche e provinciali, un indiscutibile fenomeno di portata epocale.
L’età dell’equilibrio.Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, terzo appuntamento del progetto di cinque mostre che abbraccia un arco temporale di trecento anni, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, organizzata da Zètema Progetto Cultura e MondoMostre, con la cura di Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce con Annalisa Lo Monaco e l’allestimento di Francesco Stefanori e Andrea Pesce Delfino. 


La prima sezione I protagonisti: Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, articolata lungo tutto il percorso espositivo, permette di conoscere da vicino i quattro “buoni imperatori”, attraverso una ricca selezione di ritratti, busti e statue a figura intera in grado di far riflettere sull’uso propagandistico della loro immagine in chiave politica, grazie ai frequenti cambiamenti dei loro tipi ritrattistici che accompagnarono le fasi salienti dei loro principati. Lo stesso meccanismo si può seguire nei ritratti delle loro spose, Plotina, Sabina, Faustina Maggiore e Faustina Minore (la quale giunse a cambiare la propria pettinatura ad ogni gravidanza (ben sette volte!), e dei membri più stretti delle loro famiglie. Chiuderà la sezione una rassegna sulle immagini dei privati cittadini, che riflettono nei loro ritratti una volontaria assimilazione alle immagini degli imperatori regnanti.
La seconda sezione Il linguaggio artistico, destinata a far percepire il nuovo gusto dell’epoca, che nasce dal sapiente recupero delle vette più alte dell’esperienza ateniese del V sec. a.C. (Fidia, Policleto). Adriano, colto intellettuale, amante della filosofia platonica ed epicurea, fu il più filelleno dei quattro imperatori: amante della Grecia, iniziato ai misteri eleusini e ad Atene festeggiato come nuovo fondatore della città (nuovo-Teseo), giunse a fondare nel 131/132 d.C. nel corso di uno dei suoi viaggi in Grecia il Panhellenion, una istituzione religiosa cui potevano aderire solo città di etnia greca, volta a ricreare una (ormai artificiale) supremazia greca. Accanto ad essa, si delinea una seconda corrente dal gusto neoattico, un’arte più di maniera, influenzata dalle opere di età arcaica.
Ville e dimore, si apre con una ricca rassegna di arredi scultorei e pavimenti musivi policromi relativi ai diversi ambienti di Villa Adriana a Tivoli (Canopo, Accademia, Palazzo Imperiale, Antinoeion): il materiale verrà esposto a seconda del contesto originario, con un suggestivo allestimento volto a ricostruire, ove possibile, le specifiche soluzioni di volta in volta adottate.
A contrasto, verrà presentato l’apparato decorativo di residenze private di un ricchissimo senatore di età antoniniana, Erode Attico: si presenterà quindi parte dell’arredo decorativo della sua villa a Loukou, nel Peloponneso nord-orientale, della villa a Maratona. Un allestimento suggestivo permetterà infine di evocare la sontuosità dell’arredo e della suppellettile mobile delle ville private: veri e propri servizi in argenteria completi di versatoi e vassoi, coppe in cristallo, candelabri e oscilla in marmo, originariamente sospesi tra le colonne degli atri.


La quarta sezione, I rilievi storici, offre alcuni temi inerenti diversi aspetti della vita pubblica. Si inizia con uno zoom dedicato all’educazione dei giovani e al mondo ginnasiale, luogo privilegiato dell’educazione letteraria e filosofica accanto alla cura per il corpo e all’esercizio fisico. A seguire, uno zoom sull’evergetismo pubblico e privato: le modalità, cioè, che consentivano il finanziamento a spese private di opere di pubblica utilità (acquedotti e ponti), accanto ad edifici quali teatri, stadi, ninfei. Seguiranno alcuni dei più straordinari rilievi da monumenti statali: le scene raffigurate sono di norma sacrifici di tori, scene di processione trionfale, conclusione di trattati. In questi casi l’accento è puntato sulla iterazione costante del rituale, con una sequenza sempre fissa di processioni di animali accompagnate dai victimari che di lì a poco li avrebbero uccisi, o con gli animali già abbattuti al suolo. Sullo sfondo, i sontuosi templi marmorei, nei cui frontoni si rievocavano le storie mitiche connesse alla fondazione della città.
La quinta sezione Vincitori e vinti, è centrata sulla presentazione, verosimilmente ancora da rilievi su monumenti statali, di tutte le attività connesse alla guerra: soldati nelle loro armature complete, scene di battaglia vera e propria, nemici ormai vinti e in catene. Agli inizi del II sec. d.C., nel corso del principato di Traiano, l’impero si trovò a raggiungere la sua massima espansione, grazie alle straordinarie vittorie partiche e daciche, poi celebrate nei fregi della Colonna Traiana.
Chiude la Mostra la sezione tematica Le tombe, che offre una panoramica sui costumi funerari. Agli inizi del II sec. d.C. divenne prevalente l’uso dell’inumazione a scapito dell’incinerazione, che fino ad allora era stata la prassi più seguita. Si apre con una sequenza di urne vitree, fittili e marmoree, poi seguita da una carrellata di alcuni dei più splendidi sarcofagi marmorei prodotti nel periodo, dai primi esemplari di età adrianea fino ai sontuosi sarcofagi di età antoniniana, le cui casse sono decorate da soggetti mitologici (la morte di Creusa, i Niobidi, la morte di Atteone), scene di battaglia (lo straordinario Sarcofago Ammendola ai Musei Capitolini), o temi più strettamente attinenti la sfera funebre, quali il compianto. Le facciate dei sepolcri degli appartenenti ad un ceto medio potevano essere abbellite con l’inserimento di rilievi che ricordavano le professioni dei proprietari: ecco allora esposti rilievi con scene di macelleria accanto ad arrotini.


Clou della sezione sarà la ricostruzione di due mausolei privati: il cosidetto sepolcro degli Haterii, originariamente sulla antica via Casilina a Roma, della cui decorazione possediamo busti, rilievi con scena di costruzione di edifici, splendidi pilastri e lesene a decorazione vegetale e il mausoleo di Claudia Semne, già di piena età traianea, al cui arredo interno erano pertinenti statue della donna in qualità di dea affiancate a statue dei figli rappresentati in toga, come giovani cittadini romani. Per la prima volta questi materiali, dispersi tra i Musei Vaticani e il Louvre, verranno riuniti e presentati al pubblico. Infine, straordinari corredi funerari, da sepolcri di fanciulle, completi di bambole snodabili in avorio o legno, e gioielli in oro, quali diademi, orecchini, bracciali e collane e il corredo di Crepereia Tryphaena (ai Musei Capitolini).


Catalogo
L'età dell'equilibrio. Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio
La Rocca E.; Parisi Presicce C.; Lo Monaco A.
2012, 375 p., ill., rilegato
Editore: Mondo Mostre
Lingua: Italiano


Orario
Martedì-domenica 9.00-20.00 (la biglietteria chiude un'ora prima).
Chiuso lunedì, 24-25 e 31 dicembre, 1 gennaio.
Biglietto d'ingresso
Biglietto integrato Mostra e Musei Capitolini:
€ 12 intero; € 10 ridotto; € 2 ridottissimo.
Gratuito per gruppi studenti delle scuole elementari e medie inferiori, per portatori di handicap e per un loro familiare o altro accompagnatore
Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza):
€ 11,00 intero - € 9,00 ridotto - € 2,00 ridottissimo.
Biglietto Combinato Centrale Montemartini + Musei Capitolini + Mostra:
Intero: € 14,00 - Ridotto: € 12,00
Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza):
€ 13,00 (Intero) - € 11,00 (Ridotto)
Come da disposizione di delibera comunale, data la straordinarietà della manifestazione, in occasione di questa mostra anche le categorie aventi diritto a gratuità dovranno munirsi di un biglietto ridottissimo del costo di € 2,00.
In occasione di mostre ed eventi culturali il costo del biglietto può subire variazioni (vedi eventuali nuovi costi nelle schede presenti in Eventi ospitati).
La gratuità è prevista per bambini sotto i 6 anni, gruppi di scuole elementari e medie (inferiori), portatori di handicap e accompagnatore e possessori della RomaPass (relativamente all'ingresso ai primi 2 siti).
Prenotazioni:
Gruppi (max 30 partecipanti): è disponibile un servizio di visite guidate, a scelta tra percorso museo e/o percorso mostra
È disponibile un servizio di prenotazione per gruppi, (max 30 partecipanti): costo addizionale per la prenotazione € 25,00
Scuole (max 30 partecipanti): è disponibile un servizio di visite guidate; è richiesta la prenotazione del turno di ingresso
Prenotazione 060608 (tutti i giorni 9.00 - 21.00)
La prenotazione per singoli visitatori è possibile solo con il pre-acquisto online del biglietto di ingresso
Acquisto online
www.omniticket.it
Con la prenotazione è possibile evitare la fila presentandosi direttamente alla cassa.
Informazioni
060608 (tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00)
Organizzazione
Enti promotori
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali
Direzione scientifica
Dott. Claudio Parisi Presicce
Prof. Eugenio La Rocca
Organizzato da
Zètema Progetto Cultura
MondoMostre
Con la collaborazione di
Acea
Banche Tesoriere di Roma Capitale: BNL – BNP Paribas, UniCredit, Monte dei Paschi di Siena
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Finmeccanica
Il Gioco del Lotto
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